4» -**!' *'■'/ 'JW- w iOg. ujcuri^ no |\ di/petda. EavSSlIii2iSIE™ ;; v o- rrrzzrr **'>m Tripode nel mer^o . SACERDOTE, ANFRISIO, ARCINIA, Coro di Giovani , e di Fanciulle Ateniefi . CORO. jorgi , pofTente Nume , Febo , ed a noi ritorno In fuil' equoree fpume Fa col volubil giorno , Che facro a te farà . Vieni , ed a manca il tuono Scorra profondo in Cielo ; E de' tuoi carmi ai Tuono L' impenetrabil velo Rompan le forche età . (io) Anfr. Meco di Giove , e di Latona al figlio L' Ateniefe gioventù fen viene D' ogni anno il culto a rinnovar . Su noi , Biondo signor di Delo , Volgi lo fguardo animator del mondo ; Né mai da te più vago giorno accefo In Oriente fia Del tuo gran corfo per 1* obliqua via . Arcui. Cingi T intonfa chioma Oltre 1' ufato di purpurea luce . Sacri a te fono i giuochi , E 1' agili carole , Occhio del ciel , padre del giorno , o Sole . Anfr. Ma qual Nume improvvilb Agita il Sacerdote ? Qual di roflbr , qual di pallore incerta Tinta gli ferpe Tulle crefpe gote ? Trema Y onor dell' Apollinea fronda A lui fui crin : non ferba Un volto folo , e gravemente tardi Sembra che pafca nell' Olimpo i guardi . 00 Sacer. Mortali , a me vifibilmente Apollo Ecco fvela i deftin . Veggo per entro La profonda caligine degli anni Sorger due Piante augufte , Onor fublime del terren , che vanno Su mezzo Europa diffondendo i rami . L' una d' litro guerrier le rive ingombra Col Tronco immenfo , e 1' altra Senna , ed Ebro , e Sebeto , e Parma adombra . Il Configlio de' Numi Più volte infieme annoderà le braccia Delle Piante immortali a lor vicine ; E a rinverdirne il crine Sul Tronco avito tornerà fovente Svelto Rampollo in altro Tuoi crefcente . Ma quanto in queflo dì la bella Parma Collo fcader de' fecoli venturi Superba andrà del gloriofo Innefto ! Il lieto dì fia quefto , Che dal lungo timor la fciolga ornai , Quando per man d' Imene alto fofpefo (I*) In fralie verdi chiome Di Fernando, e d' Amalia ondeggi il nome. Del facro ftelo pofcranno all' ombra Grazia , Virtù , Decoro , E la comun Felicità con loro. Del dì crefcano le pompe , E la felva , e T antro impari Di due nomi al Ciel si cari L' auree note a replicar . Mentre loro Apollo cede I Tuoi giuochi , e le fue fette, L' alta origine celefte Vago fembra d' accufar . Anfr. Qucfto fiorente giovami drappello Del Nume i cenni efeguirà . La gioja Spargati intorno , e '1 noftro canto avvivi . L' onor dovuto a Semidei fi renda , E ormai la terra ad invocargli apprenda . 03) Le Grazie tenere , Il molle rifo Lafcin di Venere Per poco il vifo , E fra noi {tendano A gareggiar . Tu quelle impetrane, Amor , da lei ; Che di quell' Anime Io le vorrei Sul nodo unanime Tutte verfar . Arcin. Vedi full' orme mie Raccolto il fior dell' Attiche donzelle. Al buon voler del faretrato Apollo Anch' effe ubbidiran . Pompe più belle Delo non vanti full' Egea marina . Leviffime carole Segnino appena la pieghevol' erba , E delle noftre voci (14) La liquida armonia Zefiro immoto ad afcoltar fi ftia. Con tremito foave Geman le corde Amore ; Ma della Tromba grave In fignoril fragore S' oda la voce ancor . A tefTere il bel Nodo L' arti , e 1' eftrema cura Il Cielo , e la Natura Pongan per vanto lor . Sacer. A' voti il Cielo arriderà . Suir opra Da lui formata pioveranno i doni . Amabili garzoni Itene , e voi, vaghe donzelle . Intanto Ridan le fefte , e fi rinnovi il canto . Cm) CORO , e BALLO Di Giovani , e di Fanciulle Atenieji . Sorgi , poffente Nume , Febo , ed a noi ritorno In filli' equoree fpume Fa col volubil giorno , Che facro a Lor farà . Vieni , ed a manca il tuono Scorra profondo in Cielo ; Già de' tuoi carmi al fuono L' impenetrabil velo Ruppe la fofca età . r J . 'hi luti c du/ÌTiìt bora ducu eadernnec coryux/Li unquam adusta meae. vidcam neu jim tumulano ws ah ella OvCd.Mttam.Ub Vili \ ATTO D I BAUCI , E FILEMONE. Cura pu Diis funt , & , qui coluere , coluntur. Ovid. Metam. lib. vili. ARGOMENTO. jftj celebre nelle Favole £ ofpitale accoglienza , che Filemone , e B auci , vecchi fpo fi abitatori della Frigia, predarono a Giove , allorché quejlo Nume fono mortali fpoglie per le loro contrade pellegrinava . Furono ejji della lor cortefia ricompenfui ; conciofliachè Giove a quelli manifejlatoji trasformò la loro cafa in un Tem- pio , alla cuflodia del quale gli deputò Sacerdoti ; e dopo il lungo giro d' una felice vita cangiolh in albe- ri , affinchè muno di loro ( fecondo quello , di che effi Ì avevano fupplicato) alla morte dell' altro fopravvi- vejfe . Ali oppofto tutto il refo della Frigia fu ga- figato f veramente per f inumano rijiuto , che fatto aveva di qucll' ignoto viaggiatore. Per adattare quefo fuggetto al Teatro e flato d' uopo il tramutare in gran parte le circoflanye della Favola. Quindi è , che Filemone , e B auci fi fono rapprefentati giovani , ed amanti ; e fi e fatto che Giove prometta loro una vita immortale con /' inalbargli al grado di Se- midei . La licenza a" alterare le Favole non è difdetta alle Tragedie mcdefme dalle leggi generalmente appro- vate ; molto meno dev e fedo a noflri Drammi , i quali fé rubra oggimai che altra legge non nconofeano fuor che quella di dilettare ifenjì con una dolce illufone . PERSONAGGI. GIOVE , fotto le fpoglie di Viandante , 7/ Signor Gaetano Ottani. FILEMONE , Giovane Paftore, -»> II Signor Vincenzo CafelLi , Kirtuofo di J Camera di S. A. S. Elettorale Palatina. J Amanti. BAUCI, Giovane Pafìorella , — -' La Signora Lucrezia Agujari , Virtuosa di Camera di S. A. R. CORO di Paftori , e Pastorelle . La Scena è nella Frigia. ATTO D I BAUCI , E FILEMONE. SCENA I. Campagna deli^iofa , e folta d' alberi con Capanne t due delle quali dijlinte . Altare nel me\\o y fu cui pen- dono i rami intralciati d' annofe querce. Bau. FiL em. a 2. BAUCI , e FILEMONE. IVlio tefor , che bel concento Fra que' rami s' ode il vento Sufurrando modular ! Come dolce , idolo mio, Fra que' fafìì gode il rio Zampillando mormorar! Qual penderò - lufmghiero Può mai vita - più gradita Della noftra immaginar ? (0 SCENA II. GIOVE in lontananza , e Detti . Giov.\^ così dunque obblia Quefta malnata gente Di natura ogni legge , ogni dovere ? Bau. Che veggo ! Un peregrino Qua volge i pam" incerti. Giov. Dacch' io m' aggiro in quefte Nemiche di pietà crude forefte Sotto T umili fpoglie , ond' io nafcofi La mia divinitade , in neflun tetto Io ritrovai nnor cibo , o ricetto . Filcm. A quel eh' ei fembra , in mente Gravi cure ravvolge. Giov. Ah sì , queft' empio Popolo difumano Sarà di mie vendette al mondo efempio. Bau. Chi fa eh' egli non fia Qualche infelice ? Ad incontrarlo andiamo. Filcm. Andiam . Dimmi , itraniero ; (a Giove) Che tale a noi raflembri (7) All' abito , al fembiante , Può V opra noftra a te giovar ? Da noi Qual prova brami del fraterno affetto , Che per ogni mortai nudriamo in petto ? La noftra umil fortuna a te , fé il vuoi , Sarà comune . Giov. E qual amica forte Dopo lunghi difaftri a voi mi guida , Che tanta umanità chiudete in feno ? In paefe sì rio Qual prodigio è mai quefto ? ove fon io ? Filem. Queiti fonFrigj campi, ove al ciel piacque A noi dar vita , e fede . Da giudi genitori apprefo abbiamo Innocenti coftumi, L' amor della virtù , 1' amor de' Numi . Giov. A' merti voftri ampia mercede il Cielo Non negherà. Ma potrei forfè anch' io A voi moftrar d' un grato cor gli effetti . Dite , in che deggio , amici , A voi giovar? Qualunque vi raffembri (8) In quefto rozzo ammanto , Io fon di Creta abitator non vile , Ricco d' armenti , e pafchi . Il Padre mio Gran Sacerdote è nell' augufto Tempio A Giove facro . Filem. Quefto fuol fecondo D' erbe , e di frutta , i limpidi rufcelli , La lana , e il latte delle noftre mandre Son dovizie baftanti All' uopo della vita . I lieti canti , . Le facre danze , e le folenni fede Sono i noftri piacer. Se il Ciel protegge I noftri fidi amori , Noi fiam contenti appien. Chi di natura Alle leggi ubbidifce , altro non cura . La fiamma del mio petto , Cara , è la tua beltà : Fu quefta il primo oggetto, E il primo ognor farà De' voti miei . (9) Se il ciel della mia fede Mercede - mi vuol dar , li core altro non chiede , Non ha più che bramar Da' fommi Dei. Bau. I voti del mio cuore Non fon diverfì . E quefto giorno , io fpero, Stringendo le noflr' alme in dolce nodo, Darà principio a' miei contenti. Oh quali Inni fciorrò di lode A' benefici Dei ! Giov. Ninfa gentile , A te non fia difcara Quefta, eh' io t' offro in dono, eburnea cetra, (a) A me la diede il genitor . Su quella Non mai difeiorre invano Soglio i miei voti. Bau. Di sì nobil dono A te qual ricompenfa offrir pofs' io ? Nulla degno ho di te . Memoria eterna (a) Le dà una Cetra . (IO) Il cor ne ferberà . Ma tu , che avrai Bifogno di ripofo , e di riftoro , Generofo {tramerò , entrar ti degna Nelle noftre capanne . Fileni. Amico , vieni Nel mio ricetto . Oh quanto Al mio buon genitor farai gradito ! Gwv. Vinto mi rendo al voftro dolce invito . (a) Bau. Prima eh' io fpofi il iuono Della mia voce a quefta eletta cetra, A te full' ara, o fempiterno Giove, Sacrar la voglio in dono . Ifpirata da te con dolci prove Speflb farò fulle temprate corde Le tue lodi fonare ; e fpeflb ancora Cantando il mio paftore Le felve intorno accenderò d' amore . (a) Parte con Filemone. 00 SCENA III. FILEMONE , e BAUCI. FU. Al vecchio genitor lafciato ho in cura Il noftro peregrin . Qual caro figlio Eflb T accolfe , e a carezzarlo intento Parve obbliar dell' età grave il pefo . Or io pieno di gioja a te ritorno Per celebrar le fefte , Che desinate fon per sì bel giorno . Bau. Il mio paflor tu fei : Il tuo bel nome amato Il fonte , il colle , il prato Da me fovente udranno , Da me 1' impareranno A rifonar . Al trono degli Dei Forfè talora i venti Faran de' grati accenti Il fuon volar. (12) SCENA IV. CORO. Di Paftori , e di Paftorelle , e Detti UNA PASTORELLA. JL)i due beli' anime Il fido amore Fregiar d' onore Da noi fi vuol . CORO. Di due beli' anime &c. PASTORELLA. Cedono a Bauci Tutte le belle , Come le ftelle Cedono al fol . Il buon Filemone Per fenno egregio È il i'ommo fregio Di quefto Tuoi . CORO. Di due beli' anime &c. 03) PASTORELLA. Per sì beli' anime Il fanto Imene Su quefle arene Difcenda a voi. La pace , e il gaudio Guidi per mano , Tenga lontano L' affanno , e '1 duol . CORO. Di due beli' anime &c. Si dan^a. Fileni. Ora con lieti aufpizj Andar poniamo , o cara , Fede eterna a giurarci innanzi all' ara . Bau. Sofpirato momento , Da cui fpera il mio cuore ogni contento, (a) Oh Dio ! Filem. Cieli , che afcolto ! (a) Mentre s' accojlano all' altare fi vede un lampo , a cui fuccede un tuono , ed un fulmine , SCENA V. GIOVE , e Dati. Giov. ^bandite ogni timore , Anime al elei dilette . In me feorgete Il signor della folgore , e del tuono . Amano i fonimi Dei Negl' innocenti cuori La fomiglianza lor . Le voftre brame Sono a me note appieno . EfTer vogl' io Di voftre nozze il Sacerdote , e il Dio . Quella ridente piaggia Adorna d' erbe , e di fronzute piante In Tempio fi trasformi in un iftante. (a) CORO. Lodi eterne al Re de' Numi, Che le felve non ifdegna, E fi degna - i fanti lumi Inchinar fu noi paflor. (a) Sorge da una parte della feena un Tempio . All' improvvifo eveiuo il Coro de' Pajlori, cPa/lorelle e/clama. 00 Quale omaggio a lui dovuto Paflorelli offrir poffiamo ? Offeriamo - per tributo Le noflr' alme , e i notòri cor . Spello riedi in quelle parti, Nume eterno onnipoffente , E clemente - a noi comparti Il fupremo tuo favor . Glov. Porgetevi or le delire in dolce pegno Di reciproco amor . Felici giorni , Finche vivrete nel terreftre velo , Sempre per voi fi volgeranno in cielo . Il mio Nume ha ftanza degna, Non fra pompe , o fra tefori, Ma ne' cuori - dove regna L' innocenza , e 1' oneflà . Finché avrà la bella fede In voi fede, Liberal d' ogni diletto Il mio affetto - a voi farà . Filem. Sogno , o fon detto ? Ah ! fé mai folle un fogno Quell' immenfo piacer , che il fen m' incenda , Giove . pietà , pietà. fileni.) x r Bau. Il tuo furore Tanti mortali Opprimerà ? Fileni. Di tanto orrore , Di tanti mali Qual frutto avrà ? a 2. Giove , pietà , pietà . Giov. Alla voftra virtù tutto fi doni . Taccian tempefte , e tuoni : Nelle region celefti La folgore s' arredi . S' altro bramate ancora , Ad un Nume , che v ama , e in un v' onora, Scoprirlo non temete ; Propizio , il giuro , a voi farò : chiedete. (a) S' ode tempefla con fulmini . 09) Filem. Giacche tua legge è leuia All' ardir mio , deh viva Sempre cortame , e faldo Il noftro amor fino all' età più tarda - E quando inevitabile dettino Dividere dovrà nodi sì cari , Fa che del fuo rigore La prima preda io fia . Felice ancora Dopo me la mia fpofa .... Bau. Ah ! Bauci mora , Signor , viva lo fpofo . Il fato eftremo Contenta affronterò . Priva di lui Dopo un dolor sì forte La vita a me farebbe Più acerba della morte. Giov. Doni maggiori io deggio Alla voftra virtù , perchè la terra Dal voftro efempio ad efler giufta impari. I deftini più lieti , e più felici Su' voftri giorni veglieran . Cuflodi Sarete di quel Tempio , (20) Che il mio poter creò . Tuttor viventi Dopo una lunga etade albergo avrete Fra i Semidei . La faggia turba agrefte Allor v' adorerà fu quefti altari , Quai Numi tutelari . Tranquilli ora vivete All' amore degli uomini , e de' Numi, Etempio illuftre di virtù , e di fede . Torno all' eterea fede ; Ma il mio favor pofTente A voi fempre farà dal ciel prefente. Parte fra nubi lumino/e. CORO. Re fuperno , a cui sì grata È la fé de' noftri cuori , Per te godono i partorì Su la terra il vero ben. La virtù da te onorata Entro a poveri tugurj Di piacer foavi , e puri Tutto innonda il noitro fen. Si datila . P ./ Marititi un ( o/inubio iiuigam stabili Vira. Jùnàd. £ib u C Sxjuey Seul ATTO D' ARISTEO. Maternas impulit aures Lucius Ariftad .... Virg. Geor. lib. IV. ARGOMENTO. _ZM^RISTEO , figliuolo cT Apollo , e di Cirene , figliuo- la, e Ninfa del fiume Penèo , invaghito d' Euridice , moglie d' Orfeo , divenne la cagione della di lei mor- te , poiché nell' atto eh' ejfa da lui fuggiva lungo le fponde di un fiume , fu morfa nel piede da una fierpe . Irritate le Driadi per la perdita di quefia compagna , fecero perire di morbo , e di fame tutte le Api , di cui Arijleo era ricco pojfejjore , e follecito cujìode . Eb- be quejli ricorfo nella fiua difgrayia alla madre , la quale lo indiri^ò a Proteo per i/coprirne ! ignota fior- gente . Proteo fivelò ad Arifieo effere quefia opera d' Orfeo , e delle Ninfe filvefiri , che vendicavano cosi l' efiinta loro confine , e compagna . Ciò intefio da Ci- rene ordinò al figlio di placare le Ninfe , e F ombra d' Orfeo con facrifiy . Arifieo ficguì il comando della madre , e fu maravigliato di vedere uficire dalle vifice- re liquefatte de' Tori fienali unmenfia turba di pecchie . Per quella libertà , che vuolfi conceduta ai Poeti , principalmente in fitnil genere di Componimenti , fono fieguite in quefia favola alcune mutazioni . L cpifòdio di Proteo d' implicata eficuqione , che poteva allun- gar di fioverchio /' anione , e che in altra fiaufii filma circofianya è fiato veduto fin quefie Scene ,fi è lafciato nella prefinte . Gli amori di Arifieo , e di Cidippe fino conferitami al genio del Teatro . Il rejlo è verifimile . PERSONAGGI. ARISTEO , figliuolo d' Apollo , e di Cirene , Capo degli Abitanti di Tempe , ed amante di Cidippe. // Si g. Vincenzo Cafelli Virtuoso dì Camera di S. A, S. Elettomi Palatina . CIRENE , figliuola , e Ninfa del fiume Penèo . La Signora Antonia Maria Girelli Aguilar . CIDIPPE , Ninfa feguace di Cirene , ed amante di Arifleo . La Signora Felicita Suardi . ATI , Confidente d' Arifteo . // Signor Gaetano Ottani . SILVIA , Ninfa bofchereccia , Cuftode del Tempio delle Ninfe . NINFE Silveftri , feguaci di Silvia . CORO di Ninfe del fiume Penèo . CORO d' Abitanti di Tempe . La Scena Ji finge nelle valli di Tempe , campagne deh^iofe della Tefsagha . ATTO D' ARISTEO. SCENA I. Campagna ridente , che rapprefenta le Valli di Tempe ARISTEO , ATI . Arijl. xi, dovrò Tempre , amico , Così in odio al dettino , ed a me (tefTo Condurre i giorni miei ? Dal fatai punto, Che me fuggendo per deferte fponde, Morì , trafitta il piede Da ria ferpe , Euridice , Giorno non vidi più per me felice . Ad. M' affligge il tuo dolor . Ma tu , signore , Perchè ramingo , e folo Con 1' oftinato meditar fomenti Sconfigliato i tormenti ? c<0 Perchè fra i lieti abitator di quefle , Delizia degli Dei , valli beate Le immagini funefle Non tenti dileguar? Arift. Come il potrei , Se in quefto luogo iftefìb a lor sì caro Nuove fventure i Numi Rifveglian contro me ? Non badò ad effi Il negarmi gli ampi e ili Dell' eftinta Euridice. Eletto ftuolo D' api ingegnofe , mia luperba ipeme , Condannano a morir ; né fon contenti . Perchè compiuta fia Con la miièria mia la lor vendetta , Per la vaga Cicli ppe ignota rianima Mi dettano nel fen . Tento Scoprirla , E di Cidippe trovo Infenfibile il cor . L' ardore irrita L' indifferenza Tua : non ho più pace Lontan da lei ; Cidippe non 1' ignora ; E Cidippe al mio amor relitte ancora . (7) Ad. Compiango i cafi tuoi ; pur tu non devi Difperare , Arifteo . Qualunque fia La cagion de' tuoi mali , Superabil farà. Vanne a Cirene : Narra a lei le tue pene ; Implora il ilio favor. S' io ben comprefx D' Ariflene indovino i l'enfi ofcuri , Molto a fperar ti retta Nel fuo materno amor. Arìfl. Vadafi pure . {rifilino) Manca , barbare {Ielle , Per confondere appieno un infelice, Che armiate contro me la genitrice . SCENA II. ATI. opoli a lui foggetti , Se fapelle il fuo affanno , Vi farebbe pietà . Come potrebbe Re/lfìere la Madre ? Io tutto fpero Da quel tenero cor . Vindici Numi (parte.) (8) Non aggiungali frattanto all' ire voftre Stimolo quelle fmanie , e quei lamenti : Son neceffario sfogo a' fuoi tormenti . Queir alma agitata Da ftrane vicende , Vi fembra fdegnata , Ma chiede , ma attende Conforto , e pietà . Se giunto all' ecceffo Non fbffre ritegno , Diventa lo fdegno In voi crudeltà. (pane.) SCENA III. Palarlo interno di Cirene , fuppofio nel fino del fiume Penèo, co fi rutto, ed ornato di criflalli , tufi , conchiglie, e coralli. Nel prospetto varj fiumi , ed all' intorno ca fiate d' acque movihili, che cadendo adornano vagamente /' ondofo foggiorno. CIRENE , CIDIPPE, e feguito di Ninfe . C'ir. ^ì , vezzofa Cidippe , il veggo anch' io , Troppo corta al tuo cor quefto importuno Simulare , e tacer . Per Arifteo So che ti ftmggi : è quefto (9) Il tuo foco primiero ; e in giovili petto Mal nafconder fi può nafcente affetto. Pur fé la gloria mia , Se d' Arifteo 1' amore ; e fé ti è cara La tua felicità , foffnr tu devi : In faccia a lui devi gf interni moti Frenar così , che dell' occulto ardore Poco , o nulla trafpiri . Cidi/?. Ah , qual mai chiedi Da me barbaro sforzo ! E ti par lieve Quel che feci finor ? Ma tu , Cirene , Non approvarti 1' amor mio ? Non fofti La prima a fomentarlo con la fpeme Delle bramate nozze ? Cir. E ver ; né il feci Senza ragion . Tu mi fembrafli ognora Fra T altre Ninfe del paterno fiume Più degna d' Ariiteo : di te mi parve Degno egli pure . Cidip. Or qual ragion ti porta Ad impormi una legge (IO) Tiranna a quefto fegno ? Cir. II tempo avverfo , I diiaftri del figlio, L' intolleranza Tua , 1' ira de' Numi , Che gli refla a placar, e che ad entrambo Funefta e(Ter potrìa. Cidip. Credi tu dunque Ch' eiTer pofTan gelofi D' un guardo, o d' un Tofpiro i Numi ifleflì? Ah , fé tanto crudeli Forte verfo di me , dagli occhi miei Allontanate , o Dei , Per Tempre l' idol mio ! Non ho più cuore Di trafiggerlo ancora . C'ir. Ecco Arifteo. Cidip. Stelle ! Cir. Se d' eiTer brami alfin contenta , Cidippe , i detti miei cauta rammenta . 0 0 SCENA IV. ARISTEO , e Dette. Arìfl.\J del patrio Peneo Ornamento primiero , e madre mia . Odi , o Cirene . Ah , s' egli è ver eh' io polla Vantar de' giorni miei Autore il Trimbrio Apollo , ah , degli Dei A che mi feorre nelle vene il fangue , Quando ho nemico il fato ? E dove , o Madre , Andò 1' antico affetto ì L' almo del ciel ricetto Sperar dunque mi ferii Perchè qui folli della forte il gioco ì Ah , fé curi sì poco Il vedermi d1 onor , di pace privo , A che figlio ti fono ? a che più vivo ? Cu: T' inganni , amato figlio : a me fon cari , Più di quel che non credi , Il tuo onor , la tua pace . Afpro cordoglio Al materno mio cor reca il tuo flato . Ma il cangiarne il tenore In mia mano non è . Forza maggiore Regola i cafi tuoi . Con la coftanza , Arifteo , folo puoi Mitigarne il rigore . Eterna alfine Non è T ira ne' Numi . Arljl. Ma Te giunge A fegno tal , che V uom confonda , e opprima Più lbfrribil non è . Madre , tu fai Quanto finor penai , Fra tanti affanni Neil' amor di Cidippe alcun conforto Mi reftava a fperar. Per ottenerlo Diffi , pregai , ma in vano . Altro non ebbi Che un filenzio crudel . (a) Cidip. ( Più non refifto . ) Signor . . . T" inganni ... Io fon . . . Cir. Penfa , o Cidippe , (b) Gli accenti a mifurar. Arljl. Parla , ben mio . (a) Guardando fdegnofamcnte Cidippe. (b) A parte . 03) Cidip. Deh , lafciami tacer . Arljl. Per que' begli occhi , Che mi tracciano il cor , per quel iembiante , Per queir alma gentil , che in ien racchiudi , Spiegati alfin . Cidip. (Che barbaro contratto ! Ah , fi parli una volta.) Ah sì tu fotti Sempre . . . . ( dove m' inoltro ! Mi Teduce 1' amor ! ) Signor fon noti A Cirene tua madre i penfier miei ; Se faperli tu vuoi, chiedine a lei . Tu fei madre , e tu conofci La Tua pena , il mio periglio ; All' amante , al caro figlio Col tuo parla , e col mio cor. So tacendo che fomento Il fuo affanno , il dolor mio ; Ma potrei parlando , o Dio ! Funettare il noftro amor, {pane.) (M) SCENA V. CIRENE , ARISTEO, e feguito di Ninfe . AnJl\_jOSi rifponde all'amor mio Cidippe ? In cento guiie io cerco Vincere il ilio iìlenzio : apro il mio core ; Parlo , priego , fcongiuro ; e quando credo Vederla intenerir , quando fui labbro Son già pronti gli accenti , ella fi cangia ; Più favellar non ola ; o , fé ragiona , Cerca interpetri al core , e m' abbandona ? Ingiufliffimi Numi , e quando mai Finirete d' odiarmi ! Cir. Ah , lafcia , o figlio , Di più irritar con le querele i Numi. Dall' Èrebo profondo Orfeo dolente Grida contro di te . Rammenta ancora Che la fedel conforte Perde per tua cagion . L' origin quefta Fu d' oq;ni tua {Ventura . Arler di fdegno o o Al duro cafo le filveftri Ninfe, (M) D' Euridice compagne , e la vendetta Dall' Api incominciar . Nel vicin bofco Degli oltraggiati fpofi Corri T ombre a placar coi facrihzj . Patta nel Tempio , e pria Le facili Napee calma coi doni : Quindi al cielo rivolto Chiedi configlio , e (corta : Attendi le Tue voci , e ti conforta . Nocchier , che in mezzo all' onde Armato è di coftanza , Non perde la fperanza Nel procellofo mar. Soffre del vento 1' ira , Col fofco ciel fofpira ; Ma le bramate fponde Alfin giunge a baciar. {partono.) SCENA VI. Valli di Tempe . ATI , poi ARISTEO. Ad. Impaziente attendo Che ritorni Arifteo . Piaccia agli Dei Che contento ei ritorni. Arijl. O come caro , Come opportuno al cafo io ti riveggo, Ati fedel! Ad. Parlarti con Cirene ? Ar'ifì. Ah , sì la vidi . Per fuo comando io deggio Torto al Tempio portarmi. Amico, vanne: Vittime , e doni eletti Fa che fian pronti ; e quanti puoi nel Tempio Abitator di quefte valli aduna . Teco in breve farò. Ad. Ma , dimmi .... Arlfl. Ah , parti Tutto faprai fra poco . Ad. Il cenno adempio . (pane.) 0?) Arift. Sì ritrovi la pace almen nel Tempio . Numi offefi , Ombre fdegnate , Siate alfin vinti , e placate Dal mio lungo fofpirar . (parte.) SCENA VII. Bofchetto , o Tempio delle Ninfe filveflri . Seguita la mutazione della Scena una tenera , e gra^iofa Jìnfonìa con [ordine accompagnerà V arrivo della Ninfa cujtode del Tempio , e delle fue feguaci. Quindi comparirà Arijleo alla tefia degli Abitanti di Tempe , e di Donzelle , che recano canejlri di fiori , e frutta , fra le quali un fanciullo con un agnella ornata di naflri . SILVIA , Ninfa cuftode del Tempio , ARISTEO, Coro di Ninfe , e di Abitanti di Tempe. ArlJl.^Ytco venite , amici , I Numi ad invocar . Là fu quell' ara Deponete , o fanciulle , i voflri doni . A voi li facro , bofcherecce Ninfe , Che f eftinta compagna Piangete in quefte felve . Ah , perdonate L' involontario fallo . Ad elpiarlo 08) Monde vittime offerii Sull' onorata tomba , e pace chiefi . Siate alfin paghi , o Dei . Ceflìno alfine Le mie diiavventure . lì favor voftro Concedetemi ancora ; e ila di quello Il più ficuro pegno Di Cidippe F affetto . Queflo , o Numi , vi chieggo , e quello afpetto. CORO , e DANZA Di Fanciulli , e di Abitanti dì Tempe. CORO. Del figlio d' Apollo Chi Tordo ai lamenti , O Numi clementi, Di voi chi Tara . Son noftri i fuoi mali : Quand' egli è relice Da quefta pendice La noja fen va . 09) Parte del Coro . Voi duce , e signore Di Tempe il voìefle : Voi caro il rendette In giovine età; Or fate che lieto Sia il tenero oggetto Del noflro diletto , Di voflra bontà . Altra parte del Coro . Vi movano i canti ; Vi plachin le danze : Le noftre fperanze Ottengan pietà . La fupplice turba , Cangiati in feftofi Gli accenti pietofi, Di voi canterà . Tutto il Coro . Del figlio d' Apollo. &c. Terminate le preci , a" oscuro cK egli era , il cielo fi fa f ereno , e tuona a fimjlra . A quejlo felice prefagio Arijleo efclama per giubilo . Anjl. Tuona il cielo a fmiitra! Ah, sì, v intendo; Siete calmati , o Dei . Silv. Porgi , Arifteo , Porgi orecchio a' miei detti , e frena alquanto I trafporti del cor. Gli Dei pietofi Si moffero a tuoi prieghi . Il voler loro Interprete fedel ora t' annunzio : Contento alfin farai. Arìfl. Stelle ! che lento ? Madre , Cidippe , ah dove fiete ? O cielo , Che tumulto d' affetti ! Eterni Numi , Grazie vi rendo . Al fubito contento No non bada quefV alma. Ah, da me lungi Afpre cure nojofe itene ornai : II mifero Arifteo fofferfe affai . Ceffate , fuggite , Timori , ed affanni , Affetti tiranni Di quefto mio core. (21) Voi fole venite , Speranze gradite ; Voi fenfi d' amore Dettatemi il fen. Queft' anima amante Per voi più vezzofo Ritrova il fembiante Del caro Tuo ben . (parte.) CORO. Eccheggiar s odano Per querte valli Voci di giubilo: Allegri balli Difciolga il pie . Di gioja efultino La felva , e il prato: Con noi fdegnato Più il ciel non è. (tutti partono.) (22) SCENA Vili. Ampia veduta di maejlojì Viali di là dal fiume Penèo. ATI , poi ARISTEO accompagnato dagli Abitanti di Tempe. Ali. JL/ Ariftene i prefagi , ed i miei voti Ecco compiuti . Alfin fereno in volto Veder fpero Arilteo . Arift. Quanto diverfo, Amico , or mi ritrovi Da quel che fui . Ad. Signor, le tue vicende Mi coiman di piacer . Tutto già intefi Dal popol lieto . Ma le tue fortune Tu ignori in parte ancora. Arlfl. Ah , di' , che avvenne ? Ad. Quando per ire al Tempio Me nel bofco lafciafti Delle fv enate vittime cuftode , Sentir mi parve ( odi mirabil cola ! ) Strider per X ampio ventre Degl' immolati tori (*3) Di pecchie immenfo {tuoi . Porto lo fguardo Dove il romor Y invita , e già le veggo Fuor delle infrante code Affrettarli ad ufcir . Già in larghe nubi Si follevano al ciel . Di ftupor pieno Ne feguo il volo ; e fu vicina pianta Quefte fermano il voi . Colà raccolte Si dividono in torme ; e giù fcendendo Dai pieghevoli rami , Pender le veggo in flrana guifa unite , Qual pende il grappo dall' amica vite . Ari fi. Che inudito portento ! Ati fedele , Andiam . De' fuoi configli Sappia la madre il fortunato evento: Poi fi voli al mio ben . Sola Cidippe Or manca a render le mie gioje efireme. Che veggo, amici Numi! eccole infieme. In queflo punto fi vede ufcire dall' acque Cirene accompagnata dalle Ninfe con Cidippe a lato fu rilucente , adorna conchiglia . 04) SCENA IX. CIRENE , CIDIPPE , feguito di Ninfe , e Detti . AriJI.JL ra le tue braccia , o madre , Lafcia che grato il figlio .... Cìr. A quefto feno Vieni , Arifteo , dolce mia prole , e cura. Tutto previdi , e fo . Dovean gli Dei Piegarfì alle tue preci , e tu dovevi Eller lieto una volta. In te ritorni A Tempe il fuo ripofo, a quelli campi Il rifo , e 1' ubertà. Più non vedrai Per influfTo maligno Le tue greggie ibernar . Largo tributo Offrir di biondo mele Grato all' are potrai : Tempre felici L' api fabbricatrici All' opra veglieran . Che più vorrefli Dal benefico ciel ? Qual' altra prova A defiar ti refta Del fuo favore ? Arift. Ah , la più grande , o Madre , E la più cara . A sì bei doni manca Una fedel compagna , Che meco li divida , e a me olì renda Cento volte più accetti. De' miei cottami affetti Manca il premio in Cidippe . Cir. E quefta pure Ti concedono i Numi . Arift. O me beato ! Cidip. O fortunato iitante ! Ad . O caro annunzio , Che di gioja mi colma ! Cir. Ad Arifteo , Amabile Cidippe , offri la deflra ; E nella fua ricevi De' tuoi folpiri il meritato frutto . A te confido , o figlio , La conforte più degna , Che accordar pofla in terra il ciel cortefe. La virtù , la bellezza (26) Nacquer con lei. La cura d' educarla Altro a me non cotto , che il fecondarne L' indole egregia . Ari fi. O di querY alma amante Bella tiranna un tempo, ed or conforto, Di quel labbro foave Udrò pure una volta il dolce fuono ! Cidi/?. Da quefto labbro , o caro , alfin faprai Che penando io tacqui, e t' adorai. Foflii ognor 1' amato bene . Ah , mi brilla in feno il core Nel poterlo alfin fpiegar! Ari fi. Tu fcordar mi fai le pene ; Tu raddoppi in me 1' ardore Con sì dolce favellar. Cir. Fra sì amabili catene Il parlato fuo dolore Chi potrebbe rammentar ? Cidip. L' idol mio fempre farai . Ariji. Per te ognor , cara , vivrò . C*7) C'ir. Tanti affanni oh come mai In diletto amor cangiò! (Non fa dir che fia contento a 3- > Chi il piacer dopo il tormento ' In amor mai non provò . CORO. Accompagni la Coppia felice Vaga fchiera di giorni ridenti La fortuna , la pace , 1' onor . Quanti a Terr.pe lietiflìmi eventi Sì beli' opra d' amore predice, Che feconda de' Numi il favor! .' ','.!:, i-U i/ir Sì i he faro saiga L uridlce? éOove. andrò serica il mio ben ' v iao à'O ATTO D' ORFEO. Te , dulcis Conjux , te foto in littore fecum , Te veniente die , te decedente canebat. Virg. Georg, lib. IV. ARGOMENTO. JOj noto Orfeo , e celebre il fio lungo dolore nelt immatura morte a" Euridice fia fpofa . Mori ella nella Tracia , ma per fervire all' unità del luo- go fi fuppone qui morta nella Campagna felice prefi fo il lago a" Averno , in vicinanza del quale finfie- ro i Poeti trovarfi una fpelonca , che apriva il cam- mino all' Inferno. L infelice amante moffe a pietà gli Dei , che gli concederò di penetrar negli Elisj per ripigliar]! la fia diletta , col patto di non guar- darla finche non fofse tornato fulla terra . Non fiep- pc il tenero fio fo frenar tanto gli affetti, ed, aven- do contrae muto al divieto , perde per fempre Euri- dice . Per adattar la favola alle feene fi è cambia- ta la catafirofe . Leggafi Virgilio , libro IV. delle Georgiche , e VI. dell' Eneide . PERSONAGGI. ORFEO, il Signor Giufeppe Millico, Detto il Moscovita . EURIDICE , la Sig.ra Antonia Maria Girelli Aguilar. AMORE, la Signora Felicita Suardi. CORI. Di Paltori , e di Ninfe . Di Furie , e di Spettri nel!' Inferno . Di Eroi , e d' Eroine negli Elisj . Di Seguaci d' Orfeo . PRIMO BALLO Di Pallori , e di Ninfe feguaci d' Orfeo . SECONDO BALLO Di Spettri nell' Inferno, che tentano di fpaventare Orfeo. TERZO BALLO D' Ombre fortunate negli Elisj . L' idea di quejlo Ballo è preja dal libro IV. dell' Eneide. QUARTO BALLO Di Eroi, ed Eroine con Amore, Orfeo, ed Euridice. ATTO D' ORFEO . SCENA I. Ameno Bofchetto di CipnJJì } e cf Allori , che ad arte diradato racchiude nel piano il fepolcro di EURIDICE . Air al^arfi dilla tenda odijì una me/la finfonia , i fi vidi occupata la fana da uno Jluolo di Pajlori , e di Ninfe feguaci d' ORFEO , chi portano fer- ii di fiori , e ghirlandi di mirto . Maitre parti di ijfi fa ardir profumi, incorona il marmo , e Jparge fiori intorno alla tomba , intuona V altra il fieguente Coro , interrotto da' lamina d" ORFEO , il quali , ajfifo fopra un faffo , chiama di tempo in timpo EURIDICE. CORO. J\U ! fé intorno a queft' urna funefta , Euridice , ombra bella t' aggiri , Odi i pianti , i lamenti , i foipiri , Che dolenti fi fpargon per te . Ed afcolta il tuo fpofo infelice , Che piangendo ti chiama , e fi lagna, Come quando la dolce compagna Tortorella amorofa perde . (6) Orf. Baila , balla , o compagni : il voflro lutto Aggrava il mio . Spargete Purpurei fiori , inghirlandate il marmo , Partitevi da me : reflar vogl' io Solo fra quefle ombre funebri e ofcure Colf empia compagnia di mie fventure . CORO. J\h ! fé intorno a quehY urna funeila , Euridice , ombra bella t' aggiri , Odi i pianti , i lamenti , i fofpiri , Che dolenti fi fpargon per te . Ballo , terminato il quale tutti partono . Re/la Orf. Chiamo il mio ben così Quando fi morirà il dì , Quando s' afconde . Ma , oh vano mio dolor ! L' idolo del mio cor Non mi rifponde . Euridice ! Euridice ! Ombra cara, ove fei ? Piange il tuo fpofo, Ti domanda agli Dei , (7) A' mortali ti chiede ; e fparfe a' venti Son le lagrime fu e , i fuoi lamenti . Cerco il mio ben così In quefte , ove morì , Funefte fponde . Ma fola al mio dolor , Perchè conobbe amor , L' Eco rifponde . Euridice ! Euridice ! Ah ! quello nome San le (piagge , e le felve L' apprefero da me . Per ogni valle Euridice rifuona : in ogni tronco ScrhTe il mifero Orfeo , Orfeo infelice I Euridice , idol mio , cara Euridice . Piango il mio ben così , Se il Sole indora il dì , Se va nell' onde . Pietofo al pianto mio Va mormorando il rio , E mi rifponde . Numi , barbari Numi , D' Acheronte , e d' Averno Pallidi abitator , la di cui mano Avida delle morti Mai difarmò , mai trattener non feppe Beltà , né gioventù ; voi mi rapifte La mia bella Euridice , O memoria crudel ! fui fior degli anni : La rivoglio da voi , Numi tiranni . Ho core anch' io per ricercar full' orme De' più intrepidi Eroi nel voftro orrore La mia fpofa , il mio ben .... SCENA II. AMORE, e Detto . J. affitte Amore. Orfeo , della tua pena Giove fente pietà. Ti fi concede Le pigre onde di Lete Vivo varcar . Del tenebrofo abiflb Sei fulla via . Se placar puoi col canto Le furie , i moftri , e 1' empia morte , al giorno La diletta Euridice (?) Farà teco ritorno. Orf Ah ! come ? Ah ! quando . . . E poflìbil farà ? . . . Spiegati . Am. Avrai Valor, che batti a quefla prova eftrema? Orf. Mi prometti Euridice , e vuoi eh' io tema? Am. Sai però con qual patto L' imprefa hai da compir? Orf. Parla . Am. Euridice Ti fi vieta il mirar , finché non fei Fuor degli antri di Stige ; e il gran divieto Rivelarle non dei ; fé no la perdi , E di nuovo , e per Tempre ; e in abbandono Al tuo fiero defio Sventurato vivrai . Penfaci : addio . Gli fguardi trattieni , Affrena gli accenti : Rammenta che peni , Che pochi momenti Hai più da penar . (IO) Sai pur che talora Confufi , tremanti Con chi gì' innamora Son ciechi gli amanti , Non fanno parlar . {Pam.) Off. Che diffe ! Che afcoltai ! Dunque Euridice Vivrà , 1' avrò prefente , e dopo tanti Affanni miei , in quel momento , in quella Guerra d' affetti io non dovrò mirarla , Non ftringerla al mio fen ! Spofa infelice ! Che dirà mai ? Che penferà ? Preveggo Le fmanie fue : comprendo r Le ancruflie mie . Nel figurarlo folo Sento gelarmi il langue , Tremarmi il cor . . . Ma ... lo potrò : lo voglio , Ho rifoluto . Il grande , L' infoffribil de' mali è 1' effer privo Dell' unico dell' alma amato oggetto : Aflìftetemi , o Dei, la legge accetto, (a) (a) Si vede un lampo , fi ferite un tuono , e parte Orfeo. 00 SCENA III. Orrida Caverna con veduta del fiume Cocito , offufcata da tenebroso jumo , ed ojcura fiamma . Appena cangiata la fcena al fuono di orribile Jìnfonia comincia il Ballo delle Furie , e degli Spettri , che viene interrotto dall' armonia della lira d' Orfeo , comparendo il quale fu Ila fcena la turba infernale intuona il feguente . CORO Di Furie , e di Spettri ; indi ORFEO. i_>hi mai dell' Èrebo Fralle caligini Sull' orme cT Ercole , E di Piritoo Conduce il pie ? D' orror Y ingombrino Le fiere Eumenidi : E lo {'paventino Gli urli di Cerbero , Se un Dio non è. Le Furie ripigliano il Ballo girando intorno ad Orfeo . Orf. Deh ! placatevi con me Furie , Larve , Ombre fdegnoie . CORO. No. C") Off Vi renda almen pietofe Il mio barbaro dolor. CORO. Mifero giovine ! (a) Che vuoi , che mediti ? Altro non abita Che lutto , e gemito In quefte orribili Soglie funefìe . Otf Mille pene , Ombre moiette , Come voi fopporto anch' io. Ho con me 1' inferno mio : Me lo fento in mezzo al cor . CORO. Ah ! quale incognito (b) Affetto flebile Dolce a fofpendere Vien T implacabile Noftro furor! 'a) Raddolcito , e con cfprcfflonc di qualche compatimento , vb) Con maggior dolce^a . Orf. Men tiranne ah , voi farefte Al mio pianto , al mio lamento , Se provarle un fol momento Cofa fia languir d' amor. CORO. Ah ! quale incognito (a) Affetto flebile Dolce a fofpendere Vien 1' implacabile Noflro furor ! Le porte {Iridano Su' neri cardini ; E il paflb lafcino Sicuro e libero Al vincitor . (b) (a) Sempre più raddolcito . (b) Cominciano a ritirar/ì le Furie , ed i Mojlri , e dileguandofi per entro le feene ripetono /' ultima ftrofa del Coro , che continuando frattanto che fi allontanano , fini/ce fi- nalmente in un con/ufo mormorio . Sparite le Furie , e i Mojlri , Orfeo s' inoltra nelP Inferno. (u) SCENA IV. Campi Elisj , deli^iofi per vaghi bofchetti , che gli ombreggiano, e per varie frutta , e fiori , che gli adornano . ORFEO, indi Coro di Eroi , e d' Eroine. ^7 • (^ he puro elei ! che chiaro iol ! che nuova Serena luce è quella mai ! Che dolce Lufinghiera armonia formano ìnfieme Il cantar degli augelli , Il correr de' rufcelli , Dell' aure il fullurrar ! Quello è il foggiorno De' fortunati Eroi . Qui tutto (pira Un tranquillo contento , Ma non per me . Se l' idol mio non trovo, Sperar noi pollo . I fuoi foavi accenti , Gli amorofi fuoi fguardi , il fuo bel rifo Sono il mio folo , il mio diletto Elifo . Ma in qual parte farà? (a) Chiedafi a quello, Che mi viene a incontrar, ftuolo felice, (b) Euridice dov' è ? (a) Guardando per la feena . (b) Inoltrandoji verfo il Coro. • 05) CORO. Giunge Euridice . Vieni a' regni del ripofo , Grande Eroe , tenero fpofo , Raro efempio in ogni età . Euridice Amor ti rende : Già riforge , già riprende La primiera Tua beltà . Balh degli Eroi. Off. Anime avventurofe , Ah tollerate in pace k Le impazienze mie ! fé fofìe amanti, Conoscerete a prova Quel focofo defio , che mi tormenta , Che per tutto è con me . Nemmeno in quefto Placido albergo eiTer pofs' io felice , Se non trovo il mio ben . CORO. Viene Euridice . Torna , o bella , al tuo conforte , Che non vuol , che più divifo Sia da te , pietofo il ciel , (i6) Non lagnarti di tua forte , Che può dirfi un altro Elifo Uno fpofo sì fedel. (a) SCENA V. Ofcura fpelonca a foggia di tortuofo laberìnto . ORFEO , ed EURIDICE. Orf. V ieni , fegui i paffi miei , (b) Unico amato oggetto Del fedele amor mio . E urici. Sei tu ! M1 inganno ? (e) Sogno ? Veglio ? Deliro ? Orf. Amata fpofa , (d) Orfeo fon io , e vivo ancor : ti venni Fin negli Elisj a ricercar : fra poco Il noftro cielo , il noftro fole , il mondo Di bel nuovo vedrai . (a) Dal Coro delle Eroine vien condotta Euridice vicino ad Orfeo , il aliale ferina guardarla , e con atto di fomma premura la prende per mano , e la conduce fubito via . Seguita pofeia il Ballo delle Ero- ine , e degli Eroi ; e (ì ripiglia il canto del Coro , fuppoflo conti- nuar^ fino a tanto chi Orfeo , ed Euridice non fono affatto fuora degli Elisj . (b) Ad Euridice , che conduce per mano fempre feri- na guardarla . (e) Con forprefa . (d) Con fretta. (17) Eurid. Tu vivi ? Io vivo ? Come ! Ma con qual arte ? (a) Ma per qual via ? Orf. Saprai Tutto da me ; per ora (b) Non chieder più . Meco t' affretta ; e il vano Importuno timor dall' alma fgombra : Ombra tu più non Tei , io non fon ombra . Eurid. Che afcolto ! E farà ver ! Pietofi Numi , Qual contento è mai quello! Io dunque in braccio All' idol mio , fra' più foavi lacci D' Amore , e d' Imeneo , Nuova vita vivrò ! Orf. Sì , mia fperanza ; Ma tronchiam le dimore , Ma feguiamo il cammin. Tanto è crudele La fortuna con me , che appena io credo Di poffederti ; appena So dar fede a me lleffo . (a) Sofpefa. (b) Con premura. 08) Eurid. E un dolce sfogo (a) Del tenero amor mio , nel primo iflante Che tu ritrovi me , eh' io te riveggo , T" annoja , Orfeo ? Orf. Ah ! non è ver . Ma . . . fappi . . . Senti . . . (o legge crudel ! ) Bella Euridice , Inoltra i pam" tuoi . Eurid. Che mai t' affanna In sì lieto momento ? Orf. ( Che dirò ! lo preveddi ; ecco il cimento.) Earni. Non mi abbracci ! non parli ! Guardami almen. (b) Dimmi : fon bella ancora Qual' era un dì ? Vedi : che forfè è fpento Il rofeo del mio volto ? Odi : che forfè S' ofeurò quel che amarti, E foave chiamarli Splendor de' fguardi miei ? Orf. (Più che T afcolto , Meno refiflo : Orfeo coraggio . ) Andiamo, Mia diletta Euridice : or non è tempo (a) Mejla e rìfentita , ritirando la mano da Orfeo . (b) Sollecitandolo a guardarla . (i9) Di quefte tenerezze ; ogni dimora E fatale per noi. Eurid. Ma ... un fguardo folo . . . Orf E (ventura il mirarti . Eurid. Ah infido ! E quefte Son l' accoglienze tue ! Mi nieghi un fguardo , Quando dal caro amante , E dal tenero fpofo Afpettarmi io dovea gli ampleffi , e i baci ! Orf. (Che barbaro martir ! ) Ma vieni , e taci . (a) Eurid. Ch' io taccia ! e quefto ancora (b) Mi reftava a foffrir ! Dunque hai perduta La memoria , 1' amore , La coftanza , la fede ! ... E a che fvegliarmi Dal mio dolce ripofo , or che hai pur fpente Quelle a entrambi sì care D' Amore , e d' Imeneo pudiche faci ì . . . Rifpondi , traditor . Orf. Ma vieni , e taci . Vieni : appaga il tuo conforte . (a) Sentendola vicina , prende la fua mano , e vuol condurla . (bj Ritira la mano con f degno. (20) Eur. No : più cara è a me la morte Che di vivere con te . Orf Ah crudel ! Eurid. Lafciami in pace. Orf No , mia vita : ombra feguace Verrò Tempre intorno a te. Eurid. Ma perchè fei sì tiranno ? Orf. Ben potrò morir d' affanno, Ma giammai dirò perchè . ' Grande , o Numi , è il dono voftro , A M Lo conofco , e ° < io fono : grata ) Ma il dolor , che unite al dono , E infoffribile per me . (a) Eurid. Qual vita è quefla mai , Che a vivere incomincio ! . . . E qual funefto Terribile fegreto Orfeo m' afconde ! . . . Perchè piange , e s' afflige ! . . . Ah , non ancora Troppo avvezza agli affanni , Che foffrono i viventi , a sì gran colpo (a) Nel terminare il duetto ambedue , ciafcuno dalla fua parte , Jì appoggiano ad un albero. (*0 Manca la mia costanza . . . Agli occhi miei Si fmarrifce la luce . . . Oppreflb in feno Mi diventa afFannofo Il refpirar . Tremo . . . vacillo ... e fento Fra 1' angofcia , e il terrore Da un palpito crudel vibrarmi il core. Che fiero momento ! Che barbara forte ! Paffar dalla morte A tanto dolor ! Avvezza al contento D' un placido oblio , Fra quelle tempefte Sì perde il mio cor. Orf. (Ecco un nuovo tormento.) Eurid. Amato fpofo , M' abbandoni così ! Mi ftruggo in pianto , Non mi confoli ! il duol m' opprime i fenfi, Non mi foccorri ! Un altra volta , o (Ielle , Dunque morir degg' io, Senza un ampleflb tuo . . . lenza un addio ! Orf (Più frenarmi non poflb : a poco a poco La ragion m'abbandona; oblio la legge, Euridice , e me fteflb ; ) E . . . (a) Eurid. Orfeo . . . Conlbrte . . . Ah ... mi lento . . . languir ... (b) Orf. No , fpofa . . . afcolta ... (e) Se fapeflì . . . (Ah ! che fo ? . . . Ma fino a quando In quefto orrido inferno Dovrò penar ! ) Eurid. Ben . . . mio Ricordati . . . di . . . me . . . Orf Che affanno ! . . . Oh come Mi fi lacera il cor ! Più non relillo : Smanio , fremo , deliro ... ah! mio teforo. . . (d) Eur. Giufti Dei, che m'avvenne! (e) Io manco. Io moro. (0 Orf Ahimè ! dove trafeorfi ? Ove mi fpinfe Un delirio d" amor ? (g) Spofa ! . . Euridice, (h) Euridice ! . . . Conforte ! ah più non vive ; La chiamo in van . Mifero me ! la perdo , (a) In atto di voltarfi , e poi pentito . (b) SI getta a federe fop'-a un f af- fo . (e) In atto di voltar/ì a guardarla , e con impeto . (d) SI volta con Impeto , e la guarda . (e) Al^andofl con for*a , e tornando a cadere, (t ) More . (g) Le s' accojla con j retta, (h) La fcuote. (il) E di nuovo , e per Tempre : o legge , o morte ! O ricordo crudel ! Non ho foccorfo , Non m' avanza configlio . Io veggo folo , O fiera vifla ! il luttuoib afpetto Dell' orrido mio flato : Saziati , forte rea : fon difperato . Che farò fenza Euridice ! Dove andrò fenza il mio ben ! Euridice ? . . Oh Dio ! rifpondi ; Io fon pure il tuo fedel . Euridice ! Ah , non m' avanza Più foccorfo , più fperanza Né dal mondo , né dal ciel . Che farò fenza Euridice ! Dove andrò fenza il mio ben ! Ma , fmifca e per fempre Colla vita il dolor . Del nero Averno Sono ancor fulla via : lungo cammino Non è quel , che divide Il mio bene da me . Sì , afpetta , o cara (M) Ombra dell' idol mio . Ah , quefta volta Senza lo fpofo tuo non varcherai L'onde lente di Stige. (Fiioljèrirji.) SCENA Vh AMORE , e Detti. Am. (jrfeo , che fai ? (a) O/f.E chi fei tu , che trattenere ardifci (b) Le dovute a' miei cafi Ultime furie mie ? Arri. Quefto furore Calma , deponi , e riconofci Amore . Orf. Ah , fei tu . . . (e) ti ravvilo : il duol finora Tutti i fenfi m' opprefle . A che venirti? In sì fiero momento Che vuoi da me ? 'Am. Farti felice , Affai Per gloria mia fofFrifti , Orfeo . Ti rendo Euridice , il tuo ben. Di tua coflanza (a) Lo di [arma . (b) Con impeto , e fuori di fc . (e) Come tornando in fé Jlcffo. M Maggior prova non chiedo. Ecco , riforge (a) A riunirfi con te . Orf Che veggo ! o Numi ! Spofa ... (b) Eurid. Conforte ! Orf. E pur t' abbraccio ! Eurid. E pure Al (en ti Aringo ! Orf. Ah , quale Riconofcenza mia . . . (e) Am. Bada : venite , Avventuro!! amanti : ufeiamo al mondo, Ritornate a godere. Orf O faufto giorno ! O Amor pietofo ! Eurid. O lieto , Fortunato momento ! Am. Compenfa mille pene un mio contento . {Partono.") (a) Si al^a Euridice , come fvegliandojì da un profondo fonno. (b) Con Jbrprefa , e corre ad abbracciare Euridice, (e) Ad Amore. (i6) SCENA VII. ed ultima. Magnifico Tempio d'Amore d' ordine Corintio , tutto adorno di fiori. Gran Tribuna nel me^o col fimulacro del Nume, formata di colonne di marmo , le quali fojlengono in par- te gli archi del Tempio. AMORE , ORFEO, ed EURIDICE. Preceduti da numerofo drappello di Partorì , e di Pastorelle, che vengono a remeggiare il ritorno di Euridice ; e cominciano un allegro Ballo , il quale viene in- ' terrotto da Orfeo col Seguente Coro. Orfeo. 1 rionfi Amore , E il mondo intiero Serva all' impero Della beltà. Di fua catena , Tal volta amara, Mai fu più cara La libertà. <*7) CORO. Trionfi Amore, E il mondo intiero Serva all' impero Della beltà. Amore. Talor difpera , Tal volta affanna D' una tiranna La crudeltà; Ma poi la pena Oblia 1' amante Nel dolce iftante Della pietà. CORO. Trionfi Amore , E il mondo intero Serva all' impero Della beltà. Euridice, La gelofia Strugge , e divora; Ma poi riftora La fedeltà. (28) E quel fofpetto , Che il cor tormenta, Alfin diventa Felicità . CORO. Trionfi Amore , E il mondo intiero Serva all' impero Della beltà. FINE. XX ^ TWE GÈ . I JtNTtt LIBRAR*